OGGI DI NUOVO ORGOGLIO VIOLENTEMENTE NOSTRANO CON IL CELEBERRIMO ENRICO TOTI.
IL NOSTRO MATTO AVEVA GIÀ DATO PROVA DI MANI FURIOSE CONTRO CERTI PIRATI CHE CRETINEGGIAVANO PER IL MAR ROSSO, CHE QUELLA VOLTA LO FU DUNQUE DI NOME E DI FATTO. RIENTRATO IN ITALIA, PERSE UNA GAMBA LAVORANDO COME FUOCHISTA PER LE FERROVIE, AL CHE PENSÒ "EH VABBÈ" E SI MISE A VIAGGIARE IN BICICLETTA COME UN OSSESSO ATTRAVERSANDO FRANCIA, BELGIO, PAESE BASSI, DANIMARCA, FINLANDIA, LAPPONIA E POI RUSSIA E POLONIA.
ALLO SCOPPIO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE ENRICO PRESENTÒ TRE DOMANDE PER SODDISFARE LA VOGLIA DI PESTARE GENTE, MA FU RIFIUTATO. COSÌ PROVÒ AD ANDARE SUL FRONTE IN BICICLETTA, MA ANCHE STAVOLTA NON FUNZIONÒ GRANCHÉ. INFINE I BERSAGLIERI RICONOBBERO IN LUI UNA TRAGEDIA VIVENTE E LO PROCLAMARONO UNO DI LORO CON TANTO DI CAPPELLO PIUMATO. LA SCELTA SI RIVELÒ SACROSANTA, VISTO CHE QUELLO ERA IL MATTO DEI MATTI E ANCHE QUANDO FU COLPITO CONTINUÒ A LANCIARE BOMBE, IMPRECAZIONI E PURE LA PROPRIA STAMPELLA GRIDANDO "IO NON MUOIO".
SI LEGGE SU UN CIPPO COMMEMORATIVO: "AVEVA PERCORSO CINQUANTA METRI QUANDO UNA PRIMA PALLOTTOLA LO RAGGIUNSE. M'AVVICINAI MENTRE ERAVAMO ENTRAMBI ALLO SCOPERTO. NON NE VOLLE SAPERE DI RIPARARSI. CONTINUAVA A GETTARE BOMBE, E PER FAR QUESTO SI DOVEVA ALZARE DA TERRA. FU COSÌ CHE SI PRESE UNA SECONDA PALLOTTOLA AL PETTO. PENSAI CHE FOSSE MORTO. MI FECCI SOTTO TIRANDOLO PER UNA GAMBA MA QUESTI SCALCIÒ. IMPROVVISAMENTE SI RISOLLEVÒ SUL BUSTO E AFFERRATA LA GRUCCIA LA SCAGLIÒ VERSO IL NEMICO. UNA PALLOTTOLA, QUESTA VOLTA L'ULTIMA, LO COLPÌ IN FRONTE".
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