DIOGENE IL MATTO

UNO PENSA CHE I FILOSOFI SIANO DEI GABBIANI TROPPO IMPEGNATI A PARLARE PER ACCORGERSI DEI MANONI CHE GIUSTAMENTE VENGONO LORO SOMMINISTRATI, POI INVECE ARRIVA DIOGENE DI SINOPE CHE ERA DETTO IL SOCRATE PAZZO GIUSTO PER CAPIRE LA MOLE DI PAZIENZA BRUCIATA.

DIOGENE AVEVA LA CHIARA INTENZIONE DI DIVENTARE IL FIGLIO DI PUTTANA PIÙ MATTO DI TUTTI E INFATTI ANDÒ A VIVERE IN UNA BOTTE IN CUI STAVA A MALAPENA. QUANDO POI UN TIZIO BEVVE DALLE MANI DI FRONTE A LUI DIOGENE DISSE "AH SI" DISTRUGGENDO UNA CIOTOLA DI LEGNO CHE ERA LA SUA UNICA PROPRIETÀ.

UN GIORNO ALESSANDRO MAGNO, CIOÈ UNO COL QUALE IO NON AVREI SCHERZATO POI TANTO, GLI CHIESE DI COSA AVESSE BISOGNO E QUELLO GLI RISPOSE CHE SI TOGLIESSE DAI PIEDI VISTO CHE FACEVA OMBRA MENTRE PRENDEVA IL SOLE.

DIOGENE FU INSOMMA UN FULGIDO ESEMPIO DI CHI SE NE BATTE IL CAZZO ALLA GRANDE: CAGAVA NEL TEATRO PUBBLICO, SCOPAVA PER STRADA, INSULTAVA CHIUNQUE NON GLI ANDASSE A GENIO E QUANDO A UN BANCHETTO GLI LANCIARONO DEGLI OSSI PER SFOTTERLO QUELLO PISCIÒ ADDOSSO AI COMMENSALI PER ACCONTENTARLI.

COME OGNI MATTO CHE SI RISPETTI NON SE NE ANDÒ SE NON DOPO AVER DIFFUSO IL VERBO DEL RAZIOCINIO MANCANTE PER MOLTI ANNI, CIOÈ QUANDO NE AVEVA OTTANTANOVE. SI FECE SEPPELLIRE A FACCIA IN GIÙ PERCHÉ CONVINTO DI VIVERE IN UN MONDO DI MERDA IN CUI TUTTO ERA SOTTOSOPRA.