TRIS DI MATTI

OGGI PARLIAMO NON DI UNO, NON DI DUE, MA DI BEN TRE MATTI SEMILEGGENDARI RISALENTI AL SESTO SECOLO AVANTI CRISTO: ORAZIO COCLITE, MUZIO SCEVOLA E CLELIA. LO SCENARIO È QUELLO DELLA RIVOLTA DEI ROMANI CONTRO QUEL GABBIANONE DI TARQUINIO DETTO IL SUPERBO, CHE VIOLÒ LUCREZIA MOGLIE DI COLLANTINO. QUESTA DISTRUTTA DAL FATTO DI ESSER STATA CONTAMINATA DA TANTA GABBIANITÀ RIFERÌ TUTTO AL MARITO PER POI TOGLIERSI DI MEZZO DA SOLA (MA QUESTA È UN'ALTRA STORIA).

AD OGNI MODO ORAZIO COCLITE STAVA DIFENDENDO INSIEME AI COMPARI IL PONTE SUBLICIO, CHIAMATO COSÌ EVIDENTEMENTE PERCHÉ ADATTO A SUBLIMARE LE ESISTENZE DEGLI ETRUSCHI DI PORSENNA A CUI TARQUINIO CHIESE AIUTO CONTRO I ROMANI. L'ASSALTO ETRUSCO ERA SEMPRE PIÙ PRESSANTE, AL CHE ORAZIO MOLTO RAZIONALMENTE DECISE DI MANDARE INDIETRO I SUOI A DISTRUGGERE IL PONTE PER RESTARE DA SOLO E LASCIARE L'ESERCITO NEMICO NELL'ILLUSIONE DI POTER PASSARE FACILMENTE. ALLA FINE I ROMANI ABBATTERONO IL PONTE E ORAZIO SI GETTÒ IN ACQUA. PER ALCUNI ANNEGÒ, PER ALTRI SE LA NUOTÒ VIA SENZA PROBLEMI (COSA MOLTO PROBABILE VISTO IL GRADO DI SPAZIENZA).

GAIO MUZIO ERA INVECE UN GIOVANE VOLENTEROSO CHE SI ERA OFFERTO DI CAROTARE RE PORSENNA. IL SUDDETTO S'INTRUFOLÒ DUNQUE DI NOTTE NELL'ACCAMPAMENTO NEMICO ED ENTRÒ NELLA TENDA DEL RE. A CAUSA DEL BUIO PERÒ NON VEDEVA BENE MA SICCOME ORMAI AVEVA VOGLIA DI TAGLIARE GENTE CALÒ COMUNQUE IL COLPO. PURTROPPO SBAGLIÒ BERSAGLIO E ANDÒ A TERMINARE UN AMICO DEL SOVRANO E VENNE QUINDI CATTURATO. PORTATO ALLA PRESENZA DEL VERO OBIETTIVO, MUZIO DIEDE DI MATTO PIÙ DEL SOLITO E INFILÒ LA MANO DESTRA IN UN BRACIERE ACCESO PER PUNIRLA DEL TRADIMENTO. PORSENNA DISSE "AH" E NON POTÉ FARE ALTRO CHE LIBERARLO. PER QUESTO GESTO IL MATTO FU CHIAMATO SCEVOLA CHE IN LATINO VUOL DIRE MANCINO, A ETERNA MEMORIA DELLA SUA IMMENSA SANITÀ MENTALE.

INFINE, MA SOLO IN ORDINE CRONOLOGICO, CLELIA ERA UNA FANCIULLA CHE FU PRESA COME OSTAGGIO DA PORSENNA PER STIPULARE UNA TREGUA, POICHÉ EVIDENTEMENTE I TOSCANI ERANO ANTIPATICI GIÀ ALL'EPOCA. CHIARAMENTE LA NOSTRA DECISE DI FUGGIRE PORTANDOSI APPRESSO TUTTE LE FANCIULLE IN OSTAGGIO E TORNÒ A ROMA, DOVE FU SÌ ACCOLTA, MA POI PRONTAMENTE RESTITUITA AL CARO RE ETRUSCO PERCHÉ I ROMANI ERANO SÌ MATTI MA DI PAROLA. A LIBERARLA CI PENSÒ PORSENNA STESSO, CHE FORSE NE INTUÌ IL PERICOLO INCOMBENTE.


(GABRIELE MARCOLONGO)